Month: July 2013

The fog collector system: raccogliere l’acqua dall’aria

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The fog collector system

FogQuest è una non-profit Canadese che usa un moderno sistema per la raccolta dell’acqua. Può essere utilizzato in regioni desertiche. Si è calcolato che ogni metro cubo di nebbia ( fog ) continene dai 0.05 ai 0.5 g di acqua. Funziona raccogliendo l’acqua attraverso una rete ed un collettore collegato ad un contenitore di raccolta dell’acqua.

Il costo può variare dai 75 ai 200 dollari. La versione di grosse dimensioni di 40 m2 può costare dai 1000 ai 1500 dollari.

Quanta acqua produce?

Un collettore di grosse dimensioni può produrre 40 m2  producendo 200 litri in media al giorno per un anno. La massima efficienza dipende dalla scelta del sito in cui viene posizionato e la nebbia ( fog ) può variare in base ai giorni. Può raccogliere anche l’acqua piovana, questo significa che la sua produzione aumenta anche con le piogge.

La raccolta della pioggia

Si calcola che 40 m2 di rete riesca a raccogliere più acqua di quanta ne cada su una stessa superficie di 40 m2 di suolo, in quanto l’acqua piovana cade con un angolatura e mai dritta questo permette una maggiore raccolta e rende il fog collector, anche un ottimo collettore di acqua piovana.

Maggiori informazioni in inglese: qui

 

NURISMAT: COLTIVARE IN SPAZI RIDOTTI

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Un modo per coltivare in poco spazio in poco tempo.

E’ una coperta-giardino, che consente a chi la utilizza di fare crescere la verdure anche senza molta esperienza e in un tempo molto breve. E’ un kit completo di coperta, semi e istruzioni per l’uso.

MAGGIORI INFORMAZIONI: http://www.nourishmat.com

Orti nel mondo

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Nel mondo, secondo la FAO, sono 800 milioni le persone che praticano agricoltura urbana, circa il 15% della produzione mondiale di cibo. Oggi i cittadini sono diventati molto più numerosi degli abitanti delle campagna e nel 2050 il 60% della popolazione mondiale sarà composta da cittadini.

 L’orto urbano può essere la chiave per risolvere la povertà nel mondo, la fame e diventare anche più sostenibili.

Secondo l’OMS – organizzazione mondiale della sanità – lo scarico del water di 1.000.000 di persone potrebbe irrigare dai 1500 ai 3000 ettari di terreno. Anche gli scarti del cibo potrebbero fare ritorno alla terra, Adis Abeba composta 3,5 tonnellate di cibo al giorno e visto che ognuno di noi getta via 76 kg di cibo ogni anno, potremmo copiare l’esempio, producendo anche noi una bella quantità di compost per coltivare un ottimo orto urbano.

 [Gli sempi più belli nel mondo. Nel mondo è iniziata, una nuova fase, forse una gara a chi coltiva meglio la città del futuro.]

 In America, [come a Quarto Oggiaro]nasce Just food, un progetto sulla sicurezza alimentare per il Bronx, Queens, e Brooklyn coinvolgendo più di 2000 famiglie a basso reddito, nascono orti comunitari e vere fattorie in città, per dare lavoro e diffondere il cibo fresco anche tra chi non se lo può permettere. Detroit la capitale dell’auto, ha reagito alla crisi creando delle vere e proprie city farm ovvero delle fattorie urbane coltivando ogni spazio possibile. Oggi Detroit diventa la capitale dell’agricoltura urbana si contano più di 500 orti urbani. Michelle Obama lancia una campagna per combattere i food desert, ovvero i deserti del cibo, stanziando 400 milioni di dollari. Sempre in America si contano più di 18.000 orti comunitari ed esiste anche un associazione che li riunisce tutti l’American Community Gardening Association www.communitygarden.org e una realtà Urban Farming che si occupa di realizzare fattorie urbane nelle aree povere delle grandi città.

Londra, forse l’esempio più lungimirante, durante la guerra mondiale, combatteva la fame, con il motto “Dig for a Victory” ovvero “zappa per la vittoria”, nascevano così moltissi orti urbani passando da 800.000 nel 1934 a 1.400.000 nel 1943. Fin dal’epoca vittoriana a Londra, esiste un sistema di orti urbani comunali, assolutamente da copiare, gli Allotments, orti comunali in affitto dai 50 ai 400 metri quadri da coltivare per un centinaio di sterline o poco più all’anno.

In occasione delle Olimpiadi il sindaco di Londra, Boris Johnson assieme a Rosie Boycot, presidente della London Food, un organo municipale voluto apposta per migliorare le condizioni alimentari della città, lancia un programma Capital Growth, per realizzare 2012 orti urbani entro l’inizio delle olimpiadi. Il progetto prevede, l’assistenza a parte di tecnici, un supporto finanziario per l’avviamento e la formazione base per coltivare. Gli orti che nasceranno dovranno essere utili alla comunità locale. L’obiettivo è stato raggiunto, e superato!

 Vancouver, ha dato vita ad una strategia per il 2020 di ridurre i rifiuti, prevedendo la realizzazione di 2010 orti entro il 2010. Una città, dove il 44% della popolazione è coinvolta nell’agricoltura urbana. Sono state realizzate 1700 aree verdi, con orti condivisi e privati, assieme a 20 mercati agricoli rionali.

 Cuba, che oggi vede impiegate più di 300 mila persone nell’agricoltura urbana, produce il 60% della frutta e della verdura consumata in città, convertendo 5000 luoghi all’interno delle città in orti da coltivare in nome dell’autosufficienza. Raul Castro spinse a creare in tutte le città una tecnica di coltivazione detta organoponica, ovvero una coltivazione fuori terra, che divenne il modello di coltivazione innovativa all’interno delle città.

 Sono molti i progetti nel mondo, per realizzare orti urbani, con lo scopo di essere la soluzione a problemi difficli da risolvere altrimenti. Con gli orti si crea coesione sociale, si combatte l’insicurezza alimentare e l’orto diventa la soluzione per molti di quei problemi che la città del futuro dovra affrontare.

Lettura consigliata: “La rivoluzione della lattuga” di Franca Roiatti

RECUPERO DELL’ACQUA PIOVANA

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Un semplice sistema di recupero dell’acqua piovana.

AGRICOLTURA URBANA IN PERIFERIA

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foto: Giambel Garden, Orto collettivo, Milano

Come accade in molte grandi città, le periferie sono anche le zone della città che presentano una forte vulnerabilità sociale oppure le così dette parti della città dette inner city, dove abitano in prevalenza minoranze e lo stato economico è molto basso. In questi ambiti urbani, si concentrano i food-desert, ovvero aree a basso reddito dove un gran numero di abitanti non possono accedere al cibo di qualità ( cibi freschi e nutrienti). Il modello trainante per combattere i food desert è negli Stati Uniti, dove sono riconosciuti come problemi di disagio sociale. Il modello diffuso di consumo del cibo spazzatura e della povertà viene combattuto con un idea differente, opposta, detta alternative food culture. Le cure sono tutti quegli strumenti, di contatto diretto tra consumatore e produttore (farmer market, CSA, descritti nel capitolo della Grande distribuzione disorganizzata) definiti alternative food network. In altri casi la cura parte dalla riappropriazione della terra e della cultura alimentare e quindi nascono molte City Farm, vere e prorie aziende agricole in città che possono dare lavoro e poi i community garden, luoghi dedicati al verde e alla coltivazione di frutta e ortaggi in gruppo, a beneficio della comunità.

In America, a causa dei grandi problemi di salute, con la campagna lanciata da Michelle Obama, Let’s Move!, la First Lady, ha voluto dichiarare guerra ai food desert di chiarando di voler risolvere il problema in 7 anni. L’amministrazione Obama ha stanziato 400 milioni di dollari per una serie di interventi tra cui molti dedicati a debellare i food desert (8). Le foto di Michelle Obama mentre pianta l’orto nella casa bianca, hanno fatto il giro del mondo. Da allora ciò che già stava accadendo da tempo in tutte le città del mondo, è diventato un tema sempre più in voga, gli orti urbani e l’agricoltura urbana, sono tornate di moda. In Italia, quando si parla di orti urbani, in molti hanno riminiscenze degli orti coltivati in città durante la guerra per sopperire alla fame, oggi stanno ritornando nuovamente anche nel bel Paese, con molte esperienze felici. Sono molte le città del mondo in cui nelle periferie viene adoperata l’agricoltura urbana come opportunità economica e di riscatto sociale delle grandi città come accade ad esempio nei quartieri del Queens e del Bronx. Diventano, anche un modo per uscire dalla crisi come è accaduto a Detroit, dal volto completamente trasformato, dove si è passati da città dell’automobile a città agricola. Molti operai che hanno perso il lavoro riescono a trovare una nuova prospettiva di vita.

Nel mondo si è diffusa una risposta ai modelli di consumo, agli stili di vita poco salubri e ai modelli di sviluppo in cirisi, adottando soluzioni che vedono sempre al centro la terra e il cibo. Tante soluzionei per diversi valori. I modelli diffusi nel mondo: Detroit, Londra, Parigi per l’agricoltura urbana che crea valore sociale, rendere accessibile a tutti il verde edibile, per rilanciare uno sviluppo locale partendo dalla cultura della terra. I valori centrali di questa via di salvezza, sono la coesione sociale, l’abbattimento dell’insicurezza alimentare, la consapevolezza del consumo e l’economia delle relazioni. Nel futuro sarà sempre più necessario, rendere accessibile il cibo dell’agricoltura periurbana negli spazi come i mercati comunali di tutte le città, regolamentando il sistema direttamente con le aziende senza soggetti intermediari. Fare diventare il cibo uno strumento di welfare sociale per lo sviluppo delle comunità locali. Coltivare in città per ricostruire i legami tra le persone e avviare un processo di coesione sociale. La forza della terra è quella di creare integrazione sociale e inclusione attraverso legami semplici e naturali. Il verde urbano e periurbano, permette di migliorare le condizioni di vita di molte persone, lavorando su diversi temi: la disabilità, le marginalità sociale, le difficoltà economica e il disagio sociale sommerso (ovvero i nuovi disoccupati). Alcuni esempi di virtuosismo umano, compiuti nelle campagne, con i terreni strappati all criminalità organizzata, e l’agricoltura sociale, si riabilità il senso nobile dell’agricoltura. Così moltissimi esempi per trovare una soluzione ai disagi della società moderna. Le due facce della stessa luna, semplificando: l’agricoltura buona e quella cattiva.

La terra diventa la chiave di volta per dare vita ad un modello sviluppo economico fatto di relazioni e di fiducia tra le persone, valori che possono riabilitare la società odierna. Il futuro sarà nei campi e negli orti in citta ed avrà una dignità etica che sarà motivo di soddisfazione delle future generazioni.

Nel futuro le città, avranno un ruolo sempre più importante e gran parte della partita sulla sovranità alimentare, verrà giocata tra i palazzi e le piccole aree verdi. Nel 2050 nelle città abiteranno 3,5 miliardi di persone in più come dice la FAO, l’unico modo possibile di immaginare la sovranità alimentare degli abitanti urbani sarà quella di dare più spazi dedicati alla coltivazione. Secondo la FAO, l’idea di una città più verde non è più un concetto solo dedicato alle città sviluppate, ma ha una sua importanza anche per i paesi in via di sviluppo. L’agricoltura urbana nei paesi poveri è già oggi un modo per sfamare le famiglie più indigenti. Nel 2020, i cittadini poveri diventeranno il 45% ovvero 1,4 miliardi di persone. Il fenomeno della crescita delle città e dell’arrivo dei poveri, viene descritto come la “bomba demografica”. Per combattere l’effetto povertà è necessario rispondere ad uno dei primi bisogni primari: il cibo. La conta degli orti urbani è in crescita, oggi sono già: 130 milioni in Africa e 230 in America Latina. Ma per disinnescare la bomba ancora molto dovrà essere fatto, l’agricoltura urbana che riesce a convivere con il cemento è la chance per sopravvivere. Nel mondo 800 milioni i contadini urbani, e secondo il World watch Institute producono il 15% del cibo consumato, nei prossimi decenni il cibo urbano-contadino, pare sia destinato a salire.

Brano preso dal “Libro nero dell’agricoltura” edito per ponte alle grazie CLICCA QUI