AGRICOLTURA URBANA IN PERIFERIA
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foto: Giambel Garden, Orto collettivo, Milano
Come accade in molte grandi città, le periferie sono anche le zone della città che presentano una forte vulnerabilità sociale oppure le così dette parti della città dette inner city, dove abitano in prevalenza minoranze e lo stato economico è molto basso. In questi ambiti urbani, si concentrano i food-desert, ovvero aree a basso reddito dove un gran numero di abitanti non possono accedere al cibo di qualità ( cibi freschi e nutrienti). Il modello trainante per combattere i food desert è negli Stati Uniti, dove sono riconosciuti come problemi di disagio sociale. Il modello diffuso di consumo del cibo spazzatura e della povertà viene combattuto con un idea differente, opposta, detta alternative food culture. Le cure sono tutti quegli strumenti, di contatto diretto tra consumatore e produttore (farmer market, CSA, descritti nel capitolo della Grande distribuzione disorganizzata) definiti alternative food network. In altri casi la cura parte dalla riappropriazione della terra e della cultura alimentare e quindi nascono molte City Farm, vere e prorie aziende agricole in città che possono dare lavoro e poi i community garden, luoghi dedicati al verde e alla coltivazione di frutta e ortaggi in gruppo, a beneficio della comunità.
In America, a causa dei grandi problemi di salute, con la campagna lanciata da Michelle Obama, Let’s Move!, la First Lady, ha voluto dichiarare guerra ai food desert di chiarando di voler risolvere il problema in 7 anni. L’amministrazione Obama ha stanziato 400 milioni di dollari per una serie di interventi tra cui molti dedicati a debellare i food desert (8). Le foto di Michelle Obama mentre pianta l’orto nella casa bianca, hanno fatto il giro del mondo. Da allora ciò che già stava accadendo da tempo in tutte le città del mondo, è diventato un tema sempre più in voga, gli orti urbani e l’agricoltura urbana, sono tornate di moda. In Italia, quando si parla di orti urbani, in molti hanno riminiscenze degli orti coltivati in città durante la guerra per sopperire alla fame, oggi stanno ritornando nuovamente anche nel bel Paese, con molte esperienze felici. Sono molte le città del mondo in cui nelle periferie viene adoperata l’agricoltura urbana come opportunità economica e di riscatto sociale delle grandi città come accade ad esempio nei quartieri del Queens e del Bronx. Diventano, anche un modo per uscire dalla crisi come è accaduto a Detroit, dal volto completamente trasformato, dove si è passati da città dell’automobile a città agricola. Molti operai che hanno perso il lavoro riescono a trovare una nuova prospettiva di vita.
Nel mondo si è diffusa una risposta ai modelli di consumo, agli stili di vita poco salubri e ai modelli di sviluppo in cirisi, adottando soluzioni che vedono sempre al centro la terra e il cibo. Tante soluzionei per diversi valori. I modelli diffusi nel mondo: Detroit, Londra, Parigi per l’agricoltura urbana che crea valore sociale, rendere accessibile a tutti il verde edibile, per rilanciare uno sviluppo locale partendo dalla cultura della terra. I valori centrali di questa via di salvezza, sono la coesione sociale, l’abbattimento dell’insicurezza alimentare, la consapevolezza del consumo e l’economia delle relazioni. Nel futuro sarà sempre più necessario, rendere accessibile il cibo dell’agricoltura periurbana negli spazi come i mercati comunali di tutte le città, regolamentando il sistema direttamente con le aziende senza soggetti intermediari. Fare diventare il cibo uno strumento di welfare sociale per lo sviluppo delle comunità locali. Coltivare in città per ricostruire i legami tra le persone e avviare un processo di coesione sociale. La forza della terra è quella di creare integrazione sociale e inclusione attraverso legami semplici e naturali. Il verde urbano e periurbano, permette di migliorare le condizioni di vita di molte persone, lavorando su diversi temi: la disabilità, le marginalità sociale, le difficoltà economica e il disagio sociale sommerso (ovvero i nuovi disoccupati). Alcuni esempi di virtuosismo umano, compiuti nelle campagne, con i terreni strappati all criminalità organizzata, e l’agricoltura sociale, si riabilità il senso nobile dell’agricoltura. Così moltissimi esempi per trovare una soluzione ai disagi della società moderna. Le due facce della stessa luna, semplificando: l’agricoltura buona e quella cattiva.
La terra diventa la chiave di volta per dare vita ad un modello sviluppo economico fatto di relazioni e di fiducia tra le persone, valori che possono riabilitare la società odierna. Il futuro sarà nei campi e negli orti in citta ed avrà una dignità etica che sarà motivo di soddisfazione delle future generazioni.
Nel futuro le città, avranno un ruolo sempre più importante e gran parte della partita sulla sovranità alimentare, verrà giocata tra i palazzi e le piccole aree verdi. Nel 2050 nelle città abiteranno 3,5 miliardi di persone in più come dice la FAO, l’unico modo possibile di immaginare la sovranità alimentare degli abitanti urbani sarà quella di dare più spazi dedicati alla coltivazione. Secondo la FAO, l’idea di una città più verde non è più un concetto solo dedicato alle città sviluppate, ma ha una sua importanza anche per i paesi in via di sviluppo. L’agricoltura urbana nei paesi poveri è già oggi un modo per sfamare le famiglie più indigenti. Nel 2020, i cittadini poveri diventeranno il 45% ovvero 1,4 miliardi di persone. Il fenomeno della crescita delle città e dell’arrivo dei poveri, viene descritto come la “bomba demografica”. Per combattere l’effetto povertà è necessario rispondere ad uno dei primi bisogni primari: il cibo. La conta degli orti urbani è in crescita, oggi sono già: 130 milioni in Africa e 230 in America Latina. Ma per disinnescare la bomba ancora molto dovrà essere fatto, l’agricoltura urbana che riesce a convivere con il cemento è la chance per sopravvivere. Nel mondo 800 milioni i contadini urbani, e secondo il World watch Institute producono il 15% del cibo consumato, nei prossimi decenni il cibo urbano-contadino, pare sia destinato a salire.
Brano preso dal “Libro nero dell’agricoltura” edito per ponte alle grazie CLICCA QUI