Orti nel mondo

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Nel mondo, secondo la FAO, sono 800 milioni le persone che praticano agricoltura urbana, circa il 15% della produzione mondiale di cibo. Oggi i cittadini sono diventati molto più numerosi degli abitanti delle campagna e nel 2050 il 60% della popolazione mondiale sarà composta da cittadini.

 L’orto urbano può essere la chiave per risolvere la povertà nel mondo, la fame e diventare anche più sostenibili.

Secondo l’OMS – organizzazione mondiale della sanità – lo scarico del water di 1.000.000 di persone potrebbe irrigare dai 1500 ai 3000 ettari di terreno. Anche gli scarti del cibo potrebbero fare ritorno alla terra, Adis Abeba composta 3,5 tonnellate di cibo al giorno e visto che ognuno di noi getta via 76 kg di cibo ogni anno, potremmo copiare l’esempio, producendo anche noi una bella quantità di compost per coltivare un ottimo orto urbano.

 [Gli sempi più belli nel mondo. Nel mondo è iniziata, una nuova fase, forse una gara a chi coltiva meglio la città del futuro.]

 In America, [come a Quarto Oggiaro]nasce Just food, un progetto sulla sicurezza alimentare per il Bronx, Queens, e Brooklyn coinvolgendo più di 2000 famiglie a basso reddito, nascono orti comunitari e vere fattorie in città, per dare lavoro e diffondere il cibo fresco anche tra chi non se lo può permettere. Detroit la capitale dell’auto, ha reagito alla crisi creando delle vere e proprie city farm ovvero delle fattorie urbane coltivando ogni spazio possibile. Oggi Detroit diventa la capitale dell’agricoltura urbana si contano più di 500 orti urbani. Michelle Obama lancia una campagna per combattere i food desert, ovvero i deserti del cibo, stanziando 400 milioni di dollari. Sempre in America si contano più di 18.000 orti comunitari ed esiste anche un associazione che li riunisce tutti l’American Community Gardening Association www.communitygarden.org e una realtà Urban Farming che si occupa di realizzare fattorie urbane nelle aree povere delle grandi città.

Londra, forse l’esempio più lungimirante, durante la guerra mondiale, combatteva la fame, con il motto “Dig for a Victory” ovvero “zappa per la vittoria”, nascevano così moltissi orti urbani passando da 800.000 nel 1934 a 1.400.000 nel 1943. Fin dal’epoca vittoriana a Londra, esiste un sistema di orti urbani comunali, assolutamente da copiare, gli Allotments, orti comunali in affitto dai 50 ai 400 metri quadri da coltivare per un centinaio di sterline o poco più all’anno.

In occasione delle Olimpiadi il sindaco di Londra, Boris Johnson assieme a Rosie Boycot, presidente della London Food, un organo municipale voluto apposta per migliorare le condizioni alimentari della città, lancia un programma Capital Growth, per realizzare 2012 orti urbani entro l’inizio delle olimpiadi. Il progetto prevede, l’assistenza a parte di tecnici, un supporto finanziario per l’avviamento e la formazione base per coltivare. Gli orti che nasceranno dovranno essere utili alla comunità locale. L’obiettivo è stato raggiunto, e superato!

 Vancouver, ha dato vita ad una strategia per il 2020 di ridurre i rifiuti, prevedendo la realizzazione di 2010 orti entro il 2010. Una città, dove il 44% della popolazione è coinvolta nell’agricoltura urbana. Sono state realizzate 1700 aree verdi, con orti condivisi e privati, assieme a 20 mercati agricoli rionali.

 Cuba, che oggi vede impiegate più di 300 mila persone nell’agricoltura urbana, produce il 60% della frutta e della verdura consumata in città, convertendo 5000 luoghi all’interno delle città in orti da coltivare in nome dell’autosufficienza. Raul Castro spinse a creare in tutte le città una tecnica di coltivazione detta organoponica, ovvero una coltivazione fuori terra, che divenne il modello di coltivazione innovativa all’interno delle città.

 Sono molti i progetti nel mondo, per realizzare orti urbani, con lo scopo di essere la soluzione a problemi difficli da risolvere altrimenti. Con gli orti si crea coesione sociale, si combatte l’insicurezza alimentare e l’orto diventa la soluzione per molti di quei problemi che la città del futuro dovra affrontare.

Lettura consigliata: “La rivoluzione della lattuga” di Franca Roiatti

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